Sono fermo dal 25 Febbraio.
Senza alcuna fonte di reddito.
Come me la stragrande maggioranza dei lavoratori dello spettacolo, degli eventi, del mondo dell’intrattenimento live. Per intenderci quelli che piazzano microfoni, maxischermi, proiettori, luci ed in generale tutti quelli che mettono in piedi ogni tipo di evento dal concerto alla conferenza, dalla fiera di paese all’expo.
In generale già si tratta di un lavoro particolare: non esiste una categoria riconosciuta che comprenda tutte le figure coinvolte, un albo professionale, una contrattazione collettiva delle tariffe.
Spesso molti, anche se non dovrebbero, lavorano quasi in esclusiva sempre per gli stessi committenti a cui però fa comodo non avere il peso economico che un’assunzione comporterebbe.
Tanto non controlla mai nessuno.
Ultimo lavoro svolto: un allestimento per la settimana della moda. Quella non si poteva fermare. Troppi soldi in ballo.
Mi è arrivata giusto una telefonata qualche giorno dopo in cui mi si diceva che il committente voleva sapere se qualcuno di noi provenisse dalle zone in cui inizialmente erano stati presi i primi provvedimenti restrittivi. Una telefonata che un po’ mi ha provocato un certo fastidio, a dire il vero. Non sapeva di “siamo preoccupati per voi”, suonava più come:”qualche schiavo impestato potrebbe averci contagiato?”
Poi hanno iniziato ad arrivare le mail, le telefonate ed i messaggi whatsapp:
“Ci spiace ma l’evento per cui ti avevamo chiamato è stato annullato. Sai, l’emergenza Covid-19”.
“Si comunica a tutto il personale tecnico coinvolto che l’evento in oggetto è rinviato a data da destinarsi”.
“Ciao, come stai? a proposito, ovviamente quei lavori per cui ti avevo chiamato sono saltati tutti”.
Certo, capisco.
“Allora: 400 euro l’assicurazione della macchina in scadenza, poi le spese condominiali, l’asilo della bambina che facciamo, aspettiamo a pagare la retta e vediamo se arriva qualche agevolazione? Per la spesa cosa ci rimane?”
questo il tenore medio dei dialoghi con mia moglie.
Di solito segue qualche litigata su spese che l’uno o l’altro ritengono superflue.
Coi colleghi stiamo aspettando che le Cooperative da cui siamo assunti ci dicano se sia possibile avere qualche tipo di aiuto dallo stato: Forse 5/600 Euro una tantum.
Ad oggi nulla di sicuro perché siamo assunti con un contratto che è un capolavoro della presa per il culo:
Intermittenti a tempo indeterminato.
Se non lavori non prendi soldi, ma comunque non puoi accedere nemmeno alla NASPI (il sussidio di disoccupazione) perché mica sei disoccupato: hai un contratto a tempo indeterminato.
E comunque la Naspi sarebbe una miseria perché percepiresti in relazione a quanto indicato nella busta paga e in quella mica ti mettono l’effettivo del tuo lavoro: prendi una percentuale per quanto effettivamente lavorato e tutto il resto (per pagare meno tasse e contributi) risulta come rimborsi spese, diarie, indennità.
Ma sarebbe comunque meglio di niente.
Stiamo cercando di richiedere che venga riconosciuto il diritto ad accedere alla Naspi per i giorni effettivamente non lavorati. Era così prima della Fornero (nel 2011 mi pare).
In generale, non solo per il periodo d’emergenza perché così dovrebbe essere dato che non lavori per tantissimi giorni l’anno.
Anche perché, quando tutto ripartirà (e potrebbe essere tra molto tempo dato che spesso lavoriamo con stranieri che vengono da tutto il mondo ed ora l’epidemia sta assumendo proporzioni globali) non ci sarà lavoro per tutti e comunque tanti eventi che erano distribuiti nell’arco di questi mesi si accavalleranno.
Chiediamo inoltre di venire riconosciuti effettivamente come categoria perché questo sarebbe la base per ogni minima rivendicazione.
Non è però facile organizzarsi perché di solito lavoriamo dispersi sui territori e in periodi molto brevi. Questo ovviamente fa gioco a chi cerca sempre di abbassarti la tariffa contrattando singolarmente con ognuno di noi.
“Sai, per prendere il lavoro abbiamo dovuto stare molto bassi con i preventivi”.
Che poi tradotto sarebbe: “non ti possiamo(!) pagare secondo il prezzo di mercato”.
Mi piacerebbe sapere se si tagliano anche loro profitti e stipendi.
Per il momento, l’unica comunicazione ufficiale che ci è arrivata dalle Coop riguarda la possibilità che i pagamenti pregressi dei committenti (che spesso arrivano già oltre i 90 giorni), saranno ulteriormente ritardati a causa dell’emergenza.
Il rischio insomma è quello di non vedere nemmeno i soldi per i lavori già svolti negli ultimi due tre mesi (quando va bene).
La malattia c’è solo se capita durante agibilità già aperte e se ti fai male, sei fermo e se sei fermo non lavori e non prendi un euro. E non è affatto difficile farsi male quando lavori spesso arrampicato sulle americane o fai a volte anche 36 ore di fila senza un cambio.
Mi chiedo perché non si pensi ad una forma di reddito di base per tutti.
Potrebbe essere un ottimo momento per verificarne fattibilità e ed efficacia.
La sensazione in questa situazione di emergenza è poi che come al solito gli aiuti arriveranno seguendo le scale gerarchiche piramidali e a chi non conta un cazzo arriveranno, forse, le briciole.
Nel frattempo stiamo come giusto chiusi in casa in attesa di aiuti di chi prima ti ha tagliato ogni diritto e poi ora dice che ti darà una mano e che non verrai lasciato solo.
Siamo soli da tempo signori, ma prima non faceva share dirlo.
Andrà tutto bene, dicono.
Non è mai andato tutto bene.
Figuriamoci ora.
Un lavoratore dello spettacolo.